By: DOTT. IVAN MAIORANO
12/10/2018
L'attività economica è apparsa in ripresa nel terzo trimestre dell'anno spinta dalla produzione industriale, ma la crescita resta moderata seppure stabile. La spinta alla crescita deriva essenzialmente dai consumi delle famiglie, mentre sia le esportazioni sia gli investimenti permangono deboli. Nel corso dell'anno, il trend delle nuove aperture di partite Iva è diventato sempre più negativo fino a raggiungere il -10% a ottobre. Le entrate tributarie continuano a crescere a ritmo sostenuto nonostante il forte calo dei tributi locali. Ancora in diminuzione il volume di credito alle imprese, mentre risulta in moderata ripresa quello alle famiglie.
Nonostante la ripresa dell’attività economica nel terzo trimestre dell’anno, grazie soprattutto alla buona dinamica del settore manifatturiero, l’economia italiana continua a mostrare un trend di crescita particolarmente moderato: +0,8% nel 2016 contro +1,7% in Germania, +1,3% in Francia e +3,1% in Spagna. La stima di crescita per l’anno in corso è stata leggermente rivista al rialzo dalla Confindustria (+0,9%) ma a svantaggio della previsione 2017 che invece viene data a +0,8% rispetto alla media generale di +0,9% e rispetto al +1% fissato dal governo a ottobre. Gli indicatori congiunturali sono prevalentemente orientati in senso negativo. L’indicatore anticipatore Ocse è in calo da mesi, mentre l’indicatore sintetico Eurostat per l’Italia è in calo a novembre in controtendenza con il trend dell’area euro. Allo stesso modo il clima di fiducia dei consumatori è in calo così come la fiducia delle imprese. Anche l’indice Pmi non promette nulla di buono poiché è tendenzialmente negativo nel manifatturiero, anche se a novembre mostra un balzo in avanti, ed è tendenzialmente stazionario nei servizi dove pure a novembre si registra un balzo in avanti. Sul fronte congiunturale, è da sottolineare il netto peggioramento del clima di fiducia economico dei consumatori che in un anno ha perso il 30%. La situazione congiunturale si riflette negativamente sui trend occupazionali. Nel 2016, l’occupazione complessiva è in aumento (+0,8%) sul 2015, ma le dinamiche interne al mercato del lavoro sono profondamente mutate a seguito del venir meno degli sgravi contributivi che hanno accompagnato l’avvio del Jobs Act. In particolare, le assunzioni a tempo indeterminato sono crollate del 32%, le trasformazioni sono anch’esse crollate del 29% così che le variazioni finali sono crollate del 91%. Se, invece, confrontiamo il biennio 2015-2016 con quello precedente agli sgravi e alla riforma, il trend resta senz’altro positivo, con una crescita delle variazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato del 132% complessivo. Scomponendo, invece, la variazione dell’occupazione dipendente (+1,1% nel 2016 e +1,6% nel 2015) da quella indipendente (-0,4% nel 2016 e -1,1% nel 2015) si nota facilmente come la crescita occupazionale complessiva e la variazione positiva dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato sia avvenuta in buona parte per la “trasformazione” di lavoro autonomo in lavoro dipendente. Nel secondo semestre dell’anno, il ritmo di crescita delle nuove aperture di partite Iva è stato negativo delineando un progressivo indebolimento della dinamica dell’imprenditorialità. In particolare, a ottobre si segnala un calo del 10% delle nuove aperture rispetto allo stesso mese del 2015, mentre da inizio anno il numero complessivo di nuove aperture è cresciuto dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. A ottobre il dato è negativo per tutte le tipologie, anche per le società di capitali (-3,4%) che però da inizio anno continuano ad essere in crescita (6,6%). Le entrate tributarie a settembre sono aumentate dell’8,3% sullo stesso mese del 2015, mentre da inizio anno la crescita è del 2,5%: +4,9% le imposte indirette, +3,7% le dirette e -11,1% i tributi locali. Particolarmente significativo il dato cumulato da inizio anno del gettito Iva da scambi interni cresciuto al ritmo del 7,3% così come quello dell’imposta sull’energia elettrica e addizionali (+15,4%) e dell’accisa sul gas naturale per combustione (+22,7%).
Il debito pubblico a settembre ha raggiunto il volume di 2.212,6 miliardi di euro con una variazione dello 0,9% rispetto a settembre 2015 frutto di un +1,1% del debito centrale e di un -5,3% del debito locale. In particolare, il debito delle regioni mostra un calo del 9,8% in termini tendenziali. I prestiti bancari totali sono diminuiti dello 0,3% a ottobre rispetto a un mese prima e sono aumentati dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2015. Il trend è positivo per i prestiti alle famiglie (+1,4%) e negativo per le imprese (-1,4%). Il prestito alle famiglie è trainato dal credito al consumo (+6,1%). Le sofferenze totali sono diminuite dello 0,2% grazie al calo delle sofferenze delle famiglie consumatrici (-1,4%). Aumentano, invece, le sofferenze delle imprese (+0,2%). Il rapporto sofferenze/prestiti è stabile a 8,5%: 18,1% per le imprese (+0,3% su ottobre 2015) e +7% per le famiglie (-0,2% su ottobre 2015.
In allegato il documento della Fondazione Nazionale dei Commercialisti del 15.12.2016
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422_2016_12_15_Osservatorio_Economico_Novembre.pdf
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